La drammaturga e regista Pauline Bureau intreccia in una matrioska diverse storie: quelle di una bambina e di sua madre, di un cacciatore e di un lupo, di un padre, di una coppia di adolescenti e di una banda di compagni.

L'ambientazione? Una foresta, di solito di notte. È l'occasione per evocare, in un teatro di immagini magiche, la ricerca di se stessi, ma anche l'animalità dell'essere umano.

Affascinata dalla triplice redenzione dell'eroina di Biancaneve, Pauline Bureau trova spunti di riflessione nel passaggio del tempo, tra l'adolescenza e la vecchiaia, simboleggiato dai diversi stati dell'acqua. Dall'acqua ghiacciata alla neve.

L'autrice ambienta la scena nelle profondità di una foresta incantata e crea un caleidoscopio di immagini video, girate in particolare sott'acqua, e di effetti speciali per dare corpo al suo testo sull'emancipazione di una giovane adolescente di 14 anni.

Con Clément Debailleul come partner, sviluppa un mondo di magia sensibile, “una magia di apparizioni, sparizioni, possibilità, a volte levitazione, a volte effetto specchio” che risuona con la meraviglia del racconto.

Ma l'estetica sfolgorante di Neige non deve distogliere l'attenzione dalla storia iniziatica e ricca di sfumature sulla famiglia, sui rapporti intergenerazionali e sulla necessità di ricostruire i legami.

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