Invitato a prendere una residenza a Palermo, Aurélien Bory ha trasformato lo shock dell'incontro con Il Trionfo della Morte, un murale del XV secolo diventato simbolo della città, nel supporto visivo e filosofico della sua nuova creazione.

Una vertiginosa partitura scenica per una serie di scene “invisibili” in cui si intrecciano danza, musica e canto.

L'autore, regista e direttore della Compagnie 111 ha il dono di dare vita alla scenografia! Tra le sue dita la tela, con due pittori, musicisti e donne danzanti, prende misteriosamente vita e, attraverso le sue coreografie, assume una nuova dimensione radicata nella realtà contemporanea.

Lo spettacolo, come un romanzo visivo, si snoda in una costellazione di storie trascese dalla presenza carismatica di Gianni Gebbia, sassofonista-compositore dalla carriera internazionale, del cantante nigeriano Chris Obehi, che ha iniziato la sua nuova vita a Palermo cantando in siciliano, e delle danzatrici viste da Aurélien Bory “come le figlie di Pina Bausch”: Valeria Zampardi, Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitaresi, Arabella Scalisi.

Come sempre per l'artista, il suo teatro dello spazio e del corpo sfuma i confini tra le discipline e ci trasporta in un affascinante altrove. Verso “una pittura danzata del mondo tra estasi e disillusione”.